Nel 1997 ricevetti incarico dall'associazione culturale "La Corte di Ruggero", nella persona del sig. Giovanni Biondo di Cefalù, di ricostruire uno strumento a corde dai dipinti della Cattedrale della loro città.
Dopo aver studiato le immagini, che risalgono al secolo XII e che da alcuni studiosi vengono attribuite agli stessi artisti che eseguirono le pitture dei soffitti della Cappella Palatina di Palermo, mi resi conto che c'erano due particolari di rilievo: la tavola armonica di colore chiaro senza traccia di fori di risonanza e una fascia scura alla base del manico.
La tavola chiara senza fori è interpretabile come una membrana in pelle, che realizzai utilizzando una pelle di capra come quella dei tamburelli, spessore mm.0,2. La fascia scura, spiegabile come una semplice decorazione, la interpretai all'epoca come uno scalino che consentiva un comodo incollaggio dei bordi della tavola armonica. Questa interpretazione è stata presa in considerazione dal celebre etnomusicologo Mahmoud Guettat nel suo libro fondamentale intitolato La musique arabo-andalouse, Paris, Les Ouns, 2000, a pag 169.
Oggi ho un'idea diversa a riguardo. La fascia di colore più scuro, presente in tutti gli strumenti a corde di Cefalù e della Cappella palatina di Palermo, assente nelle raffigurazioni di strumenti simili coevi, anteriori e successivi, provenienti da tutta l'area che va dall'Iran fino alla Spagna, era probabilmente una piastra di rame lavorata a sbalzo e forata, oppure in legno, per consentire la fuoriuscita del suono. Si tratta di una caratteristica esclusiva degli strumenti che appaiono nei dipinti siciliani (unica eccezione una raffigurazione egiziana dello stesso periodo, v. raccolta di immagini in: C.Paniagua, El laud arabe medieval).
Cefalù Palermo
Lo strumento, scavato in un solo blocco di Cipresso, con tre cori in budello, venne presentato a Cefalù in una bellissima occasione, creata dal sig. Italo Gomez nell'ambito di un convegno organizzato dall'Università di Palermo. Lo strumento fu suonato da un gruppo di Tunisi, che eseguiva brani della Nuba. Il suono risultava gradevole e potente, apprezzabile anche dai musicisti della tradizione nord africana.
Dopo di allora ne realizzai diversi altri esemplari, richiesti da vari musicisti, mentre il primo fu esposto per alcuni anni all'Osterio magno e in seguito nel Museo della Cattedrale di Cefalù.
Strumento realizzato nel 1997
L'ultima versione, del 2023, presenta delle novità. Il corpo dello strumento è scavato nel legno di palma e al posto dello scalino c'è una piastra in ottone similoro lavorata a sbalzo e con forature. Le corde sono in budello naturale, tranne i cantini che sono in seta. L'accordatura è una quarta sopra l'Oud: Sol, Do, Fa.
Strumento realizzato nel 2023